Sara in Australia (second report)
20-06-2017 11:30 - Liceo Scientifico paritario
Pubblichiamo il secondo articolo (e la seconda fotogallery) che la nostra Sara ci ha inviato direttamente dall´Australia. Buona lettura
Introduzione
Fin da quando sono atterrata a Sydney, ho subito notate le numerose differenze tra il mio paese natale e l´Australia.
Ricordo di essere uscita, poco dopo il mio arrivo, con la macchina fotografica dalla mia nuova casa in un giorno di sole ad esplorare il piccolo villaggio sul fiume in cui avrei vissuto per sei mesi: Five Dock. Ricordo di essermi sentita in un altro mondo, camminando per le strade e osservando i dettagli di quel posto. Spalancavo gli occhi ad ogni angolo, mentre osservavo alberi colorati dalla forma strana, cartelli, uccelli esotici come pappagalli e ibis, le case di mattoni tutte su un piano, staccate l´una dall´altra da graziosi giardini.
In questi mesi ho avuto occasione di immergermi in una nazione dalla parte opposta del globo, così lontana dal piccolo paese nella Pianura Padana in cui ho vissuto per diciassette anni. Ho incontrato una cultura, abitudini e stili di vita completamente diversi dai miei, imparando a comprenderli e a trovarne le ragioni. Non è facile come sembra lasciare da parte quello che si è sempre conosciuto e dato per scontato, per adattarsi a stili di vita così diversi. Perchè vi assicuro che ci sono stati momenti in cui avrei voluto sbarrare gli occhi e dire: "What are you doing?", di fronte a certi "Aussie habits", ma mi sono semplicemente adattata a ciò che stava accadendo, ridendo tra me e me. Del resto, penso che un qualsiasi Australiano che venisse in Italia riderebbe di fronte ai nostri pranzi tutti seduti al tavolo con la tovaglia a quadretti, con il pane e la caraffa, di fronte al caffè ristretto che si beve in dieci secondi, e al modo di parlare accompagnato dai gesti di tutti i cittadini italiani.
Vorrei condividere con voi ciò che ho imparato di questo meraviglioso paese, l´Australia, e di quanto questo viaggio mi abbia insegnato a guardare le cose da diversi punti di vista.
Scuola
È tanto ciò che potrei raccontare a proposito del college australiano che ho frequentato per cinque mesi, il "Domremy College", confondendomi tra gli studenti locali. Mi limiterò però a scrivere alcune differenze che ho notato riguardo alle metodologie di apprendimento e all´organizzazione della scuola australiana, che la rendono così diversa dalla scuola superiore in Italia.
Varcai il grande cancello del college insieme a Chiara un giorno caldo di Febbraio, così caldo che il sudore mi cominció a scendere ben presto lungo la schiena e tra i capelli. Indossavo l´uniforme scolastica, che consiste in una camicia bianca con i bottoni rotondi e una gonna a quadri sotto il ginocchio, non proprio un abbigliamento adatto ad un clima caldo.
Quel giorno non sapevo cosa aspettarmi, del resto chi può sapere cosa aspettarsi da una scuola lontana migliaia di chilometri dal proprio paese, in una lingua diversa e addirittura in un altro continente?
Vidi Mrs. Carroll, la professoressa di arti visive e coordinatrice del nostro anno, venire ad accogliermi porgendomi un foglio con il mio orario scolastico, il numero del mio armadietto e la combinazione.
Diedi un´occhiata al "timetable" ma per me era illeggibile, scorgevo iniziali, numeri e sigle come "NDG324" o "OSLLV" di cui ignoravo il significato. Mi sentivo così piccola e spaesata tra quelle ragazze in uniforme, che camminavano sicure e spedite da una parte all´altra della scuola riempiendo bottiglie d´acqua, trasportando libri e parlando tra loro in inglese.
Non sapevo da che parte cominciare. Decisi di mantenere la calma e affrontare un passo alla volta quel nuovo ambiente: ero certa che in qualche settimana avrei imparato a conoscerlo.
Chiara mi presentò alle nove ragazze del suo gruppo: Kate, Elise, Sarah, Monica, Jaqui, Talia, Jane, Tiana e Lara. Mi accolsero con un sorriso, chiedendomi da dove venissi, come fosse la mia famiglia e con chi vivessi durante quel periodo. Alcune di loro erano di origine italiana ed erano state negli anni precedenti a visitare alcune regioni italiane. Questo mi fece sentire accolta e meno fuori dal mondo.
Andammo poi verso la nostra rispettiva "Homeroom", in cui ragazze di diverse età si riuniscono ogni mattina con un insegnante per fare l´appello, dire la preghiera e in cui vengono riferiti gli avvisi del giorno. Credo che questo tempo iniziale prima delle lezioni favorisca l´amicizia e il dialogo tra persone che stanno frequentando diverse classi, particolarmente per l´accoglienza delle ragazze dell´ "year 7". L´insegnante della nostra Homeroom è Mr. Rozsnyoi, il quale insegna con passione "Society and Culture" e "Geography". Arriva ogni mattina con i capelli tirati indietro col gel e una valigetta marrone, sempre con cinque minuti di ritardo.
La giornata scolastica si svolge poi in sei "periods" da 55 minuti, che sono intervallati da una ricreazione di 15 minuti e il pranzo di 25 minuti. Per pranzo i numerosi gruppetti di ragazze della scuola si spargono per la "plaza" ed il giardino, sedendosi per terra in cerchio o attorno ad alcuni tavoli di metallo. La "canteen" della scuola vende pasti caldi come pane all´aglio, fish-burgers, banana bread e altri spuntini. Sono presenti inoltre anche dei microonde che possono essere utilizzati per scaldare il proprio pranzo al sacco.
Alle studentesse dell´year 11 è concesso di scegliere quali materie studiare, solo Inglese e Religione sono obbligatorie. Sono molte le materie disponibili, tra esse ricordo: matematica, musica, chimica, storia antica, geografia, educazione fisica, società e cultura, biologia, fotografia, tecnologia del cibo, basi di inglese, giapponese, italiano, studio della famiglia e della società, studio del business, teatro.
I primi giorni era una sfida addirittura trovare le aule giuste, o riuscire a capire che argomento stessero studiando in classe.
Nessuno mi spiegó mai esattamente come la scuola funzionasse, e forse non sarebbe nemmeno stato in grado di farlo. Semplicemente, mi sono alzata ogni mattina andando a scuola con lo spirito giusto e cercando di imparare qualche cosa in più rispetto al giorno prima. Un mio professore ripete sempre che, per imparare le cose, bisogna "sbatterci la testa sopra": per me fu proprio così.
Dopo una settimana sapevo i nomi di quasi tutte le studentesse e sapevo come prendere appunti durante le loro lezioni. Sebbene non capissi tutto il contenuto di ciò che dicevano i professori, imparavo ogni giorno nuovi vocaboli e, cosa ancora più importante, cominciavo ad abituare il mio cervello ad ascoltare e parlare una nuova lingua. Si prova una sensazione strana nel parlare inglese, quasi come se le parole fossero diverse o non fossi tu a pronunciarle; sentivo il cervello affollato e sempre concentrato al massimo per afferrare la pronuncia corretta o memorizzare nuove parole. Dopo qualche mese diventó spontaneo persino pensare, sognare e parlare tra me e me in inglese.
Notai ben presto che ogni studentessa avesse un computer della Apple e lo utilizzasse per prendere appunti e accedere alla e-mail della scuola, in cui vengono riferite le attività della settimana e i professori inviano materiale per le lezioni. Assistei alla prima assemblea nella palestra della scuola, in cui la preside proiettó su uno schermo i progetti più significativi dell´anno e indirizzó alla scuola un carismatico discorso sul tema "empower her". Il coro cantò, accompagnato dal pianoforte, l´inno d´Australia con fierezza e patriottismo, mentre l´assemblea si alzava in piedi e si univa al canto.
Cinque mesi in Australia
Introduzione
Fin da quando sono atterrata a Sydney, ho subito notate le numerose differenze tra il mio paese natale e l´Australia.
Ricordo di essere uscita, poco dopo il mio arrivo, con la macchina fotografica dalla mia nuova casa in un giorno di sole ad esplorare il piccolo villaggio sul fiume in cui avrei vissuto per sei mesi: Five Dock. Ricordo di essermi sentita in un altro mondo, camminando per le strade e osservando i dettagli di quel posto. Spalancavo gli occhi ad ogni angolo, mentre osservavo alberi colorati dalla forma strana, cartelli, uccelli esotici come pappagalli e ibis, le case di mattoni tutte su un piano, staccate l´una dall´altra da graziosi giardini.
In questi mesi ho avuto occasione di immergermi in una nazione dalla parte opposta del globo, così lontana dal piccolo paese nella Pianura Padana in cui ho vissuto per diciassette anni. Ho incontrato una cultura, abitudini e stili di vita completamente diversi dai miei, imparando a comprenderli e a trovarne le ragioni. Non è facile come sembra lasciare da parte quello che si è sempre conosciuto e dato per scontato, per adattarsi a stili di vita così diversi. Perchè vi assicuro che ci sono stati momenti in cui avrei voluto sbarrare gli occhi e dire: "What are you doing?", di fronte a certi "Aussie habits", ma mi sono semplicemente adattata a ciò che stava accadendo, ridendo tra me e me. Del resto, penso che un qualsiasi Australiano che venisse in Italia riderebbe di fronte ai nostri pranzi tutti seduti al tavolo con la tovaglia a quadretti, con il pane e la caraffa, di fronte al caffè ristretto che si beve in dieci secondi, e al modo di parlare accompagnato dai gesti di tutti i cittadini italiani.
Vorrei condividere con voi ciò che ho imparato di questo meraviglioso paese, l´Australia, e di quanto questo viaggio mi abbia insegnato a guardare le cose da diversi punti di vista.
Notizie generali
L´Australia si trova nel continente Oceanico ed è la sesta nazione più grande del mondo. Per la sua posizione isolata nel mezzo dell´oceano, viene chiamata "island continent". Essa è suddivisa in sei regioni: Western Australia, Northern Territory, Queensland, New South Wales, South Australia, Victoria e Tasmania.
Il paese in cui sono stata mandata come exchange student si chiama Five Dock, e si trova affacciato su una baia nella periferia di Sydney, la capitale del New South Wales, nonché la città più abitata di tutto il paese.
Sulla sua ampia superficie, l´Australia presenta diverse varietà di paesaggi, dalle foreste tropicali del nord-est, ai rilievi montuosi a sud-est (non certo alti come le Alpi, ma pur sempre monti) e grandi deserti aridi e sabbiosi centrali. A causa del clima caldo e delle vaste aree aride e desertiche, questa nazione presenta una densità di abitanti che è tra le più basse nel mondo. La popolazione totale è infatti di 24,472,500 persone, che equivale a circa ⅓ di quella italiana, sebbene l´area territoriale dell´Italia sia molto minore.
Le cittá più famose e popolate si trovano sulla costa orientale, tra esse Sydney, Melbourne, Canberra e Brisbane.
Poiché l´Oceania è uno dei continenti più antichi ed è isolata rispetto agli altri, presenta una grande varietà di flora e fauna uniche nel suo genere, che non si trovano da nessun´altra parte del mondo. Tra gli animali nativi piú conosciuti troviamo l´echidna, marsupiali come il koala e il canguro, e il dingo.
Poche settimane dopo il mio arrivo, andai insieme alla mia famiglia ospitante ad un grande parco naturale per vedere gli animali nativi australiani. Ricordo le risate di Josh e Luke, i miei fratellini ospitanti, di fronte ai grigi e soffici koala aggrappati al tronco degli alberi. La gran parte di loro aveva gli occhi chiusi e rimaneva immobile, senza reagire al flash delle telecamere o alle urla dei bambini. La dieta del koala è infatti composta solamente da foglie di eucalipto che hanno un contenuto nutrizionale e calorico limitato, di conseguenza i koala hanno una vita sedentaria e dormono almeno 20 ore al giorno.
Il paese in cui sono stata mandata come exchange student si chiama Five Dock, e si trova affacciato su una baia nella periferia di Sydney, la capitale del New South Wales, nonché la città più abitata di tutto il paese.
Sulla sua ampia superficie, l´Australia presenta diverse varietà di paesaggi, dalle foreste tropicali del nord-est, ai rilievi montuosi a sud-est (non certo alti come le Alpi, ma pur sempre monti) e grandi deserti aridi e sabbiosi centrali. A causa del clima caldo e delle vaste aree aride e desertiche, questa nazione presenta una densità di abitanti che è tra le più basse nel mondo. La popolazione totale è infatti di 24,472,500 persone, che equivale a circa ⅓ di quella italiana, sebbene l´area territoriale dell´Italia sia molto minore.
Le cittá più famose e popolate si trovano sulla costa orientale, tra esse Sydney, Melbourne, Canberra e Brisbane.
Poiché l´Oceania è uno dei continenti più antichi ed è isolata rispetto agli altri, presenta una grande varietà di flora e fauna uniche nel suo genere, che non si trovano da nessun´altra parte del mondo. Tra gli animali nativi piú conosciuti troviamo l´echidna, marsupiali come il koala e il canguro, e il dingo.
Poche settimane dopo il mio arrivo, andai insieme alla mia famiglia ospitante ad un grande parco naturale per vedere gli animali nativi australiani. Ricordo le risate di Josh e Luke, i miei fratellini ospitanti, di fronte ai grigi e soffici koala aggrappati al tronco degli alberi. La gran parte di loro aveva gli occhi chiusi e rimaneva immobile, senza reagire al flash delle telecamere o alle urla dei bambini. La dieta del koala è infatti composta solamente da foglie di eucalipto che hanno un contenuto nutrizionale e calorico limitato, di conseguenza i koala hanno una vita sedentaria e dormono almeno 20 ore al giorno.
Storia e multiculturalismo
Per quanto riguarda la sua storia, l´Australia è un paese moderno. Essa è rimasta isolata nell´oceano per tanti anni, essendo abitata soltanto da aborigeni australiani emigrati probabilmente dall´Asia. Il primo avvistamento del continente da parte degli europei risale soltanto agli inizi del 1600, e viene attribuito agli olandesi . Dopo l´arrivo di James Cook nel 1770, l´area orientale del paese fu conquistata dall´Inghilterra. Ancora oggi il paese, pur essendo governato da una democrazia rappresentativa parlamentare federale, si trova sotto l´influenza della regina Elisabetta II d´Inghilterra. Ho notato che l´immagine della regina si trova stampata su alcune banconote dei dollari australiani.
A partire dalla seconda guerra mondiale fino ad oggi, milioni di europei e abitanti dell´Asia emigrarono in Australia in cerca di un luogo sicuro in cui vivere, in cerca di lavoro, fortuna, avventura o perché attratti da questo continente esotico così lontano dalle terre conosciute. Alcune statistiche dimostrano che circa un quarto dell´intera popolazione australiana è nato oltreoceano e proviene da ogni parte del mondo, solo una bassa percentuale si può definire di aborigeni e nativi australiani.
Le giovani radici del paese e il multiculturalismo sono evidenti dalla stessa conformazione delle città. In esse non sono presenti monumenti antichi e storici, quelli che ero abituata a vedere in Italia e che lasciano trasparire con fascino la storia passata e unica di quella città, ma sono altri i motivi che rendono ogni grande città australiana famosa in tutto il mondo.
Sono andata a Sydney per la prima volta in barca, la famosa "ferry" per i locali. Quando giungemmo verso il centro, vidi in lontananza i palazzi possenti affacciarsi sul fiume Parramatta, mentre il vento mi scompigliava i capelli sul viso. Ed ecco apparire in lontananza l´Opera House, con i suoi gusci bianchi che ricordano le vele di una barca. Questa struttura conferisce al porto di Sydney un fascino tutto suo, specialmente al tramonto quando il sole cala sotto la linea dell´orizzonte creando sul manto del cielo sfumature calde e delicate. A quel punto le luci dei lampioni si accendono, i cantautori cominciano a girare per le strade con i loro strumenti a fiato o a corda e un vento lieve copre il viso della gente. Si vedono calici di cristallo riempirsi di vino chiaro, camerieri affaccendarsi ai tavoli affollati dei ristoranti e turisti chiudere le loro cartine negli zaini. La grande nave da crociera accende le luci di tutti gli oblò, un fumo grigio sale sopra di essa e il rumore cupo di una tromba annuncia la sua partenza, forse per un´isola lontana nell´oceano. E tu sei li, a camminare sul vialetto asfaltato accanto all´acqua trasparente della baia, fantasticando di essere su quella nave a guardare fuori dalla piccola finestra rotonda con sulla pelle la sensazione frizzante che si prova all´inizio di un lungo viaggio. Nelle orecchie senti la musica classica e dolce dei musicisti, che conferisce alla visuale dell´Opera House e dell´Harbour Bridge, che si stagliano contro il rosa del tramonto, il fascino di una città lontana nel tempo.
Così mi piace ricordare Sydney.
A partire dalla seconda guerra mondiale fino ad oggi, milioni di europei e abitanti dell´Asia emigrarono in Australia in cerca di un luogo sicuro in cui vivere, in cerca di lavoro, fortuna, avventura o perché attratti da questo continente esotico così lontano dalle terre conosciute. Alcune statistiche dimostrano che circa un quarto dell´intera popolazione australiana è nato oltreoceano e proviene da ogni parte del mondo, solo una bassa percentuale si può definire di aborigeni e nativi australiani.
Le giovani radici del paese e il multiculturalismo sono evidenti dalla stessa conformazione delle città. In esse non sono presenti monumenti antichi e storici, quelli che ero abituata a vedere in Italia e che lasciano trasparire con fascino la storia passata e unica di quella città, ma sono altri i motivi che rendono ogni grande città australiana famosa in tutto il mondo.
Sono andata a Sydney per la prima volta in barca, la famosa "ferry" per i locali. Quando giungemmo verso il centro, vidi in lontananza i palazzi possenti affacciarsi sul fiume Parramatta, mentre il vento mi scompigliava i capelli sul viso. Ed ecco apparire in lontananza l´Opera House, con i suoi gusci bianchi che ricordano le vele di una barca. Questa struttura conferisce al porto di Sydney un fascino tutto suo, specialmente al tramonto quando il sole cala sotto la linea dell´orizzonte creando sul manto del cielo sfumature calde e delicate. A quel punto le luci dei lampioni si accendono, i cantautori cominciano a girare per le strade con i loro strumenti a fiato o a corda e un vento lieve copre il viso della gente. Si vedono calici di cristallo riempirsi di vino chiaro, camerieri affaccendarsi ai tavoli affollati dei ristoranti e turisti chiudere le loro cartine negli zaini. La grande nave da crociera accende le luci di tutti gli oblò, un fumo grigio sale sopra di essa e il rumore cupo di una tromba annuncia la sua partenza, forse per un´isola lontana nell´oceano. E tu sei li, a camminare sul vialetto asfaltato accanto all´acqua trasparente della baia, fantasticando di essere su quella nave a guardare fuori dalla piccola finestra rotonda con sulla pelle la sensazione frizzante che si prova all´inizio di un lungo viaggio. Nelle orecchie senti la musica classica e dolce dei musicisti, che conferisce alla visuale dell´Opera House e dell´Harbour Bridge, che si stagliano contro il rosa del tramonto, il fascino di una città lontana nel tempo.
Così mi piace ricordare Sydney.
Scuola
È tanto ciò che potrei raccontare a proposito del college australiano che ho frequentato per cinque mesi, il "Domremy College", confondendomi tra gli studenti locali. Mi limiterò però a scrivere alcune differenze che ho notato riguardo alle metodologie di apprendimento e all´organizzazione della scuola australiana, che la rendono così diversa dalla scuola superiore in Italia.
Varcai il grande cancello del college insieme a Chiara un giorno caldo di Febbraio, così caldo che il sudore mi cominció a scendere ben presto lungo la schiena e tra i capelli. Indossavo l´uniforme scolastica, che consiste in una camicia bianca con i bottoni rotondi e una gonna a quadri sotto il ginocchio, non proprio un abbigliamento adatto ad un clima caldo.
Quel giorno non sapevo cosa aspettarmi, del resto chi può sapere cosa aspettarsi da una scuola lontana migliaia di chilometri dal proprio paese, in una lingua diversa e addirittura in un altro continente?
Vidi Mrs. Carroll, la professoressa di arti visive e coordinatrice del nostro anno, venire ad accogliermi porgendomi un foglio con il mio orario scolastico, il numero del mio armadietto e la combinazione.
Diedi un´occhiata al "timetable" ma per me era illeggibile, scorgevo iniziali, numeri e sigle come "NDG324" o "OSLLV" di cui ignoravo il significato. Mi sentivo così piccola e spaesata tra quelle ragazze in uniforme, che camminavano sicure e spedite da una parte all´altra della scuola riempiendo bottiglie d´acqua, trasportando libri e parlando tra loro in inglese.
Non sapevo da che parte cominciare. Decisi di mantenere la calma e affrontare un passo alla volta quel nuovo ambiente: ero certa che in qualche settimana avrei imparato a conoscerlo.
Chiara mi presentò alle nove ragazze del suo gruppo: Kate, Elise, Sarah, Monica, Jaqui, Talia, Jane, Tiana e Lara. Mi accolsero con un sorriso, chiedendomi da dove venissi, come fosse la mia famiglia e con chi vivessi durante quel periodo. Alcune di loro erano di origine italiana ed erano state negli anni precedenti a visitare alcune regioni italiane. Questo mi fece sentire accolta e meno fuori dal mondo.
Andammo poi verso la nostra rispettiva "Homeroom", in cui ragazze di diverse età si riuniscono ogni mattina con un insegnante per fare l´appello, dire la preghiera e in cui vengono riferiti gli avvisi del giorno. Credo che questo tempo iniziale prima delle lezioni favorisca l´amicizia e il dialogo tra persone che stanno frequentando diverse classi, particolarmente per l´accoglienza delle ragazze dell´ "year 7". L´insegnante della nostra Homeroom è Mr. Rozsnyoi, il quale insegna con passione "Society and Culture" e "Geography". Arriva ogni mattina con i capelli tirati indietro col gel e una valigetta marrone, sempre con cinque minuti di ritardo.
La giornata scolastica si svolge poi in sei "periods" da 55 minuti, che sono intervallati da una ricreazione di 15 minuti e il pranzo di 25 minuti. Per pranzo i numerosi gruppetti di ragazze della scuola si spargono per la "plaza" ed il giardino, sedendosi per terra in cerchio o attorno ad alcuni tavoli di metallo. La "canteen" della scuola vende pasti caldi come pane all´aglio, fish-burgers, banana bread e altri spuntini. Sono presenti inoltre anche dei microonde che possono essere utilizzati per scaldare il proprio pranzo al sacco.
Alle studentesse dell´year 11 è concesso di scegliere quali materie studiare, solo Inglese e Religione sono obbligatorie. Sono molte le materie disponibili, tra esse ricordo: matematica, musica, chimica, storia antica, geografia, educazione fisica, società e cultura, biologia, fotografia, tecnologia del cibo, basi di inglese, giapponese, italiano, studio della famiglia e della società, studio del business, teatro.
I primi giorni era una sfida addirittura trovare le aule giuste, o riuscire a capire che argomento stessero studiando in classe.
Nessuno mi spiegó mai esattamente come la scuola funzionasse, e forse non sarebbe nemmeno stato in grado di farlo. Semplicemente, mi sono alzata ogni mattina andando a scuola con lo spirito giusto e cercando di imparare qualche cosa in più rispetto al giorno prima. Un mio professore ripete sempre che, per imparare le cose, bisogna "sbatterci la testa sopra": per me fu proprio così.
Dopo una settimana sapevo i nomi di quasi tutte le studentesse e sapevo come prendere appunti durante le loro lezioni. Sebbene non capissi tutto il contenuto di ciò che dicevano i professori, imparavo ogni giorno nuovi vocaboli e, cosa ancora più importante, cominciavo ad abituare il mio cervello ad ascoltare e parlare una nuova lingua. Si prova una sensazione strana nel parlare inglese, quasi come se le parole fossero diverse o non fossi tu a pronunciarle; sentivo il cervello affollato e sempre concentrato al massimo per afferrare la pronuncia corretta o memorizzare nuove parole. Dopo qualche mese diventó spontaneo persino pensare, sognare e parlare tra me e me in inglese.
Notai ben presto che ogni studentessa avesse un computer della Apple e lo utilizzasse per prendere appunti e accedere alla e-mail della scuola, in cui vengono riferite le attività della settimana e i professori inviano materiale per le lezioni. Assistei alla prima assemblea nella palestra della scuola, in cui la preside proiettó su uno schermo i progetti più significativi dell´anno e indirizzó alla scuola un carismatico discorso sul tema "empower her". Il coro cantò, accompagnato dal pianoforte, l´inno d´Australia con fierezza e patriottismo, mentre l´assemblea si alzava in piedi e si univa al canto.
Conclusione
Vivere in Australia è stata per me una sfida, una grande e meravigliosa sfida. È qui che, paradossalmente, ho guardato da vicino le mie radici culturali e ho scoperto me stessa. Ho scoperta di essere fiera della mia storia e del paese in cui sono nata, poiché l´ho cominciato a guardare da un altro punto di vista.
Quando qui comincio a parlare rivelando, a causa dell´accento, le mie origini, le persone del luogo mi guarda pensando all´Italia, così lontana da loro. Oltre a fare commenti come "Oh, your accent is so cute" oppure "Your English is very good, when did you start to learn it?", le persone mi fanno domande su che sapore abbia la pizza, che effetto faccia girare per le strade di Roma o andare a scuola sei giorni a settimana senza sosta. In quel momento, guardando i loro visi curiosi che cercano nei miei occhi risposte, sono fiera di essere italiana.
Quando qui comincio a parlare rivelando, a causa dell´accento, le mie origini, le persone del luogo mi guarda pensando all´Italia, così lontana da loro. Oltre a fare commenti come "Oh, your accent is so cute" oppure "Your English is very good, when did you start to learn it?", le persone mi fanno domande su che sapore abbia la pizza, che effetto faccia girare per le strade di Roma o andare a scuola sei giorni a settimana senza sosta. In quel momento, guardando i loro visi curiosi che cercano nei miei occhi risposte, sono fiera di essere italiana.
































































