Volontario ad Haiti
19-05-2017 23:40 - Liceo Scientifico paritario
Francesco, un alunno della classe quarta del Liceo Scientifico San Gregorio Magno, ha trascorso qualche giorno come volontario per aiutare le popolazioni di Haiti, collaborando con la Fondazione Francesco Rava.
Il nostro viaggio è cominciato già all´aeroporto Milano: infatti tutti erano tesissimi perché sapevano cosa ci avrebbe aspettato; io invece ero molto tranquillo e giochicchiavo a cavalcare la valigia in mezzo all´aeroporto pensando sarebbe stato come guardare una foto su un giornalino.
Di seguito alcune foto e un breve resoconto della sua avventura (scaricabile anche in pdf).
E´ il 2017 anche ad Haiti
Per introdurvi a quello di cui vi sto per parlare vi chiedo di prendere una qualsiasi rivista che trovate in casa, sfogliatela e troverete la sezione sulle donazioni, ogni giornale ne ha almeno una; ecco ora provate a pensare a quante volte avete dato davvero peso a questi annunci .......
Proprio di questo vi voglio parlare, qualunque cifra venga donata non si potrà mai capire davvero la reale situazione senza averla vissuta in prima persona.
Recentemente sono stato per una settimana ad Haiti, più precisamente a Port-au-Prince ovvero la capitale, per aiutare come volontario l´associazione Francesca Rava.
Proprio di questo vi voglio parlare, qualunque cifra venga donata non si potrà mai capire davvero la reale situazione senza averla vissuta in prima persona.
Recentemente sono stato per una settimana ad Haiti, più precisamente a Port-au-Prince ovvero la capitale, per aiutare come volontario l´associazione Francesca Rava.
Il nostro viaggio è cominciato già all´aeroporto Milano: infatti tutti erano tesissimi perché sapevano cosa ci avrebbe aspettato; io invece ero molto tranquillo e giochicchiavo a cavalcare la valigia in mezzo all´aeroporto pensando sarebbe stato come guardare una foto su un giornalino.
Appena atterrati ad Haiti mi è crollato tutto davanti: non era come guardare una foto, si respirava l´aria, si percepiva la confusione, la tensione .... ed eravamo solo usciti dall´aeroporto. Come se il primo impatto non fosse stato già abbastanza, la prima cosa che ci hanno fatto fare è stato un giro per la città per mostrarci e farci rendere conto di come le cose stessero davvero. Circa a metà del tour abbiamo fatto una pausa perché, essendo Haiti sulla linea dell´equatore le temperature si aggiravano intorno ai 45 gradi. Dopo qualche momento di riflessione su quanto visto mio papà si è avvicinato e mi ha detto una cosa che mi è rimasta impressa per tutto quel viaggio: "Guarda che anche qua è il 15 aprile 2017..."
Questa frase mi ha davvero scosso, infatti mi sembrava davvero di stare in un´altra epoca, non riuscirei nemmeno a descrivere le differenze tanto sono surreali e impossibili da immaginare. Per fare un esempio in tutta la capitale ci sono solo due supermercati e sono sorvegliati tutto il giorno dalla vigilanza armata che non v´immaginate sia come la nostra, infatti sono semplicemente dei ragazzi, con in mano un fucile, a cui viene ordinato di sparare a chiunque non paghi.
La seconda giornata invece siamo andati in un complesso in cui vivevano e andavano a scuola più di 700 bambini di età comprese tra i sei e i diciotto anni. L´ambiente nelle zone gestite dalla Fondazione è molto più simile al nostro, infatti l´obiettivo è proprio quello d´istruire i più piccoli per dare loro un futuro migliore.
Appena arrivati un´orda di bambini ci è corsa incontro e, nel giro di pochi secondi, ognuno di noi aveva almeno sei o sette bambini appesi alle braccia e alla gambe che non chiedevano altro che un abbraccio o un semplice cinque con la mano. La gioia che ognuno di loro trasmetteva, pur non avendo nulla, era straordinaria. Il momento "abbracci" è durato poco perché subito hanno voluto farci giocare con loro e ovviamente è cominciata una mega sfida a calcio Haiti VS Italia in cui siamo stati sconfitti, ma solo perché loro giocavano in casa.
Nei giorni seguenti si sono succedute attività con i bambini, aiuti in ospedale e visite a varie scuole sempre per aiutare e far divertire i bambini nel tempo libero fino a giovedì, giorno in cui siamo andati a distribuire cibo a Cité Soleil cioè la baraccopoli. La vista era davvero incredibilmente surreale: baracche di lamiera costruite sulla spazzatura, bambini che giocavano con pezzi di plastica e membri di gang rivali che facevano a pugni per pezzi di cibo. In quel momento era impossibile non riflettere sulla frase che mi aveva detto mio papà giorni prima, come mai nel 2017 ci sono ancora queste situazioni? È possibile fare davvero qualcosa? La nostra esperienza si è conclusa con queste domande e sono sicuro che ne sorgeranno delle altre ma saranno solo buone scuse per tornare ad aiutare.
La prossima volta che vedete delle fotografie sui giornali non limitatevi ad osservare più o meno indifferenti quel rettangolo 15x10 centimetri, provate ad andare un po´ oltre e immedesimarvi in quelle persone che vivono così vicine ma così lontano da noi.
Fagioli Pier Francesco
Questa frase mi ha davvero scosso, infatti mi sembrava davvero di stare in un´altra epoca, non riuscirei nemmeno a descrivere le differenze tanto sono surreali e impossibili da immaginare. Per fare un esempio in tutta la capitale ci sono solo due supermercati e sono sorvegliati tutto il giorno dalla vigilanza armata che non v´immaginate sia come la nostra, infatti sono semplicemente dei ragazzi, con in mano un fucile, a cui viene ordinato di sparare a chiunque non paghi.
La seconda giornata invece siamo andati in un complesso in cui vivevano e andavano a scuola più di 700 bambini di età comprese tra i sei e i diciotto anni. L´ambiente nelle zone gestite dalla Fondazione è molto più simile al nostro, infatti l´obiettivo è proprio quello d´istruire i più piccoli per dare loro un futuro migliore.
Appena arrivati un´orda di bambini ci è corsa incontro e, nel giro di pochi secondi, ognuno di noi aveva almeno sei o sette bambini appesi alle braccia e alla gambe che non chiedevano altro che un abbraccio o un semplice cinque con la mano. La gioia che ognuno di loro trasmetteva, pur non avendo nulla, era straordinaria. Il momento "abbracci" è durato poco perché subito hanno voluto farci giocare con loro e ovviamente è cominciata una mega sfida a calcio Haiti VS Italia in cui siamo stati sconfitti, ma solo perché loro giocavano in casa.
Nei giorni seguenti si sono succedute attività con i bambini, aiuti in ospedale e visite a varie scuole sempre per aiutare e far divertire i bambini nel tempo libero fino a giovedì, giorno in cui siamo andati a distribuire cibo a Cité Soleil cioè la baraccopoli. La vista era davvero incredibilmente surreale: baracche di lamiera costruite sulla spazzatura, bambini che giocavano con pezzi di plastica e membri di gang rivali che facevano a pugni per pezzi di cibo. In quel momento era impossibile non riflettere sulla frase che mi aveva detto mio papà giorni prima, come mai nel 2017 ci sono ancora queste situazioni? È possibile fare davvero qualcosa? La nostra esperienza si è conclusa con queste domande e sono sicuro che ne sorgeranno delle altre ma saranno solo buone scuse per tornare ad aiutare.
La prossima volta che vedete delle fotografie sui giornali non limitatevi ad osservare più o meno indifferenti quel rettangolo 15x10 centimetri, provate ad andare un po´ oltre e immedesimarvi in quelle persone che vivono così vicine ma così lontano da noi.
Fagioli Pier Francesco








































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